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Le Regole d'Ampezzo. Un altro modo di possedere

In molte località europee sopravvivono delle proprietà collettive. Vicinie, regole, partecipanze, consorterie sono alcuni dei nomi che le contraddistinguono. A Cortina sono le Regole d'Ampezzo. Qui boschi e pascoli sono da secoli proprietà collettiva della comunità originaria.
La proprietà e l'uso collettivo delle risorse forestali e pascolive rappresentò per lunghi secoli la fonte essenziale dei mezzi di sopravvivenza per la popolazione ampezzana; regolamentò, inoltre, il rapporto fra l'uomo e l'ambiente, permise un uso sostenibile del territorio naturale della valle.
Questo ordinamento dalle origini antiche, stabilisce diritti collettivi di godere e di gestire il territorio. Le terre non possono essere vendute, né sono soggette a mutamenti di destinazione: è un patrimonio naturale, culturale ed economico.  Un patrimonio in comproprietà, da trasmettere ai figli dove uso conservativo e produttivo coincidono.

Le origini

L'origine delle Regole d'Ampezzo è da ricercare nella necessità dei primi abitanti stabili della conca di organizzare un utilizzo comune di boschi e pascoli.
Le difficoltà di sopravvivenza legate all'ambiente montano favorirono un utilizzo collettivo e indiviso del territorio. Inizialmente le Regole erano due,
Ambrizola – Falzarego e Larieto, poi crebbero: oggi sono undici e, da circa vent'anni, sono unite in comunanza.
I
Regolieri sono i capifamiglia discendenti dall'antico ceppo ampezzano, che amministrano il patrimonio comunitario secondo i Laudi, le antiche leggi approvate dall'assemblea costituita dai capifamiglia.

Le Regole gestiscono oggi circa 16.000 ettari di bosco, con taglio e vendita del legname e selvicoltura naturalistica del patrimonio forestale. Alcune malghe sono ancora utilizzate per il pascolo del bestiame, mantenendo l'antica attività primaria che, negli ultimi decenni, ha conosciuto un notevole calo. Tra le finalità delle Regole vi sono la conservazione e la promozione della lingua, della cultura e delle tradizioni ampezzane.

L'istituto regoliero è riconosciuto dal diritto dello Stato italiano attraverso specifiche leggi che ne tutelano la particolare realtà. Dal 1990 le Regole gestiscono anche il Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo.

"E forse proprio il soldarismo, che sta alla base della proprietà collettiva,

potrebbe essere una volta ancora il salvagente della Montagna:

quel coinvolgimento totale della gente nella sorte del territorio su cui e di cui vive

può essere il rimedio nuovo dei mali in atto, ma antico nei princìpi che l'ispirano."

Ivonne Cacciavillani